Scienza, coscienza e conoscenza: gli strumenti del vero medico

Scienza, coscienza e conoscenza: gli strumenti del vero medico

Quando la passione e la professionalità in campo scientifico sono in perfetta armonia, la visione del medico cambia prospettiva. A tal riguardo palermomania.it ne ha parlato con Fortunato Arena, medico radiologo e professore a contratto dell’Istituto Universitario di Radiologia del Policlinico di Palermo, specialista in radiodiagnostica e scienze delle immagini.

Classe ’58, calabrese di nascita ma palermitano di adozione, ha al suo attivo circa quarant’anni di esperienza, poiché appena iscritto alla facoltà di medicina decide di internarsi in patologia medica III poi trasformata in clinica medica III, diretta dal noto clinico diabetologo Giandomenico Bompiani, che con iniziale perplessità acconsente al suo ingresso per la volontà e curiosità del giovane studente.

Impegnato giovanissimo nelle corsie di reparto insieme ai clinici specializzandi, oggi alcuni di loro attuali direttori di cattedra, matura e approfondisce la sua esperienza e formazione. Impegnato nelle corsie del reparto dove allora fu installato il primo pancreas artificiale a Palermo, chiede il trasferimento nel reparto di radiologia vascolare interventistica  con oltre 5mila angiografie all’attivo fino agli anni ’85. Con la centralizzazione del nuovo Istituto di Radiologia, si trasferisce dove viene apprezzato come studente modello dal direttore prof. Elio Adelfio Cardinale che gli fa conferire dal Magnifico Rettore l’incarico, dopo la laurea, di contrattista per l’utilizzo di attrezzature radiologiche ad alta tecnologia. Tutto ciò gli consente di attivarsi anche  all’interno del Pronto Soccorso del Policlinico, un’esperienza che lo forma ulteriormente.

Questo iter inconsueto di formazione le ha permesso di avere una visione più completa delle patologie. Rifarebbe lo stesso percorso?

Il desiderio di fare il medico è sempre stato prioritario, quindi oltre all’apprendimento e alla formazione universitaria ero curioso di comprendere i rapporti tra i medici, tra i medici e i paramedici e come questi interagivano con il paziente”.

Chi sono stati i veri maestri della sua crescita professionale?

Sicuramente i clinici, perché grazie alla semeiotica clinica  (dal sintomo alla patologia) mi hanno insegnato a ragionare da clinico. Molto ho anche appreso dai tecnici di laboratorio perché mi hanno fatto comprendere l’importanza degli esami clinici e come utilizzarli; dagli infermieri ho imparato l’approccio al paziente per i fini terapeutici e infine, dai tecnici di radiologia per l’esecuzione delle indagini, dove ho compreso a discernere l’ingannevolezza dei falsi negativi o positivi. Ma altrettanto importante è stato il rapporto con i miei professori universitari che mi hanno aiutato al confronto. Non dimentico gli scambi culturali scientifici con Christiaan Neethling Barnard chirurgo sudafricano assurto a fama mondiale per aver praticato il primo trapianto di cuore nella storia della medicina conosciuto a Palermo nel novembre del 1985 in occasione del 15° Congresso nazionale della  Società Italiana dei trapianti d’organo organizzato dal noto chirurgo palermitano anche se di origine messinese  Leopoldo Manlio Rapisarda  ; con l’oncologo Umberto Veronesi con il quale ho avuto intensi scambi professionali; con  László Tabár medico e ricercatore professore emerito dell’Università Svedese che ancora oggi contribuisce in modo significativo alla lotta mondiale contro il cancro al seno; con Edoardo Amaldi fisico di fama mondiale definitoultimo  dei ragazzi di via Panisperna” allievo di Enrico Fermi; con il  fisico Antonino Zichichi; con Plinio Rossi luminare di Radiologia Vascolare; con Sebastiano Bosio chirurgo vascolare  ucciso dalla mafia nel 1981;  con Anita Cignolini, esperta di medicina tradizionale cinese, e figlia di Pietro Cignolini fondatore della scuola radiologica palermitana ed con il prof. Elio Adelfio Cardinale mio attuale maestro”.

Lei ha visto nel suo studio migliaia di patologie diverse. Oggi dopo aver approfondito i suoi studi su tante patologie anche rare, quali sono le riflessioni?

Oggi la radiologia ha fatto straordinari passi avanti e la tecnologia ha permesso di fare diagnosi precoci facilitando il lavoro del chirurgo e dei robot chirurgici, dando la possibilità di intervenire in modo mirato e preciso, riducendo al minimo i rischi e le complicazioni al fine di una migliore qualità di vita. Semmai, non condivido l’esagerazione nelle prescrizioni di indagini inutili che ingorgano le liste di attesa e riempiono le tasche di molti centri diagnostici. Oggi purtroppo si fa molta medicina difensiva declinando ad altri le proprie responsabilità. Ritengo che un buon esame di laboratorio, una seria visita medica ed una indagine radiodiagnostica mirata possano già fare diagnosi. È inutile e controproducente innescare l’ansia da patologie”.

La radiologia è solo una tecnica strumentale?

Non è assolutamente una tecnica strumentale. È una clinica ragionata, comprovata dalle immagini e supportata da un referto clinico diagnostico che deve essere ampiamente chiarificatore e di supporto clinico. Il referto è lo strumento che fa la differenza tra un medico e l’altro. Da qui si valuta la preparazione del radiologo che sa valutare ma anche discernere patologie molto simili ma non uguali, dove è facile sbagliare per chi non è preparato e manca di esperienza”.

Se potesse tornare indietro, rifarebbe il radiologo? E cosa cambierebbe?

Sono tantissime le soddisfazioni maturate con questo lavoro. Presso il mio studio vengono pazienti da ogni parte d’Italia e dall’estero. Più volte mi hanno proposto di lavorare all’Istituto Gustave Roussy di Parigi, al StThomas' Hospital di Londra dove sono all’avanguardia nella ricerca scientifica oncologica. Ma mi ritengo abbastanza soddisfatto anche qui a Palermo, poiché il mio studio è come una “grande casa” che accoglie, da oltre due generazione, i figli dei figli. Tutto ciò mi appaga poiché rappresento il riferimento di tante famiglie.

….Certo se potessi cambiare qualcosa nella formazione Universitaria introdurrei la semiotica clinica come materia obbligatoria con un tirocinio pratico, di alcuni mesi per amplificare la conoscenza della fisiologia patologica e trasformerei il titolo di specializzazione in clinico  di radiodiagnostica. Ritengo che solo così si può diventare un buon medico: quando scienza, coscienza e conoscenza si equivalgono”.

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